6 serie tv dal Medio Oriente su Netlifx

Che Netlifx fosse una svolta per tutti noi amanti e patiti di serie tv lo sapevamo da tempo. Ma che Netlifx fosse anche un posto dove poter guardare serie tv da e su il Medio Oriente, in lingua originale e con sottotitoli, mi ha letteralmente fatta andare in visibilio. So che molti di voi già sono espertissimi sul tema e hanno già visto le serie di cui vi parlerò in questo post, quindi potete saltare questo aggiornamento del blog e attendere fiduciosi il prossimo (in cui tornerò a parlare di libri). Per voi altri: ecco le sei serie tv prodotte in Medio Oriente che potete già trovare su Netlifx (tranne una, che è in arrivo) dove mettere alla prova il vostro arabo (e non il fus7a!). DISCLAIMER: non le ho ancora mai viste (haram!), quindi se non vi piacciono non prendetevela con me.

Justice/Qalb al-‘Adala

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Online da questo mese, Justice è la prima serie prodotta negli Emirati a sbarcare su Netflix. Racconta le vicende di una giovane avvocatessa, appena tornata a casa dopo avere studiato negli USA, che invece di andare a lavorare nello studio di avvocati di grido gestito dal padre, decide di mettersi in proprio. La serie è stata sviluppata in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia di Abu Dhabi, dove sono state girate anche alcune scene. Uno degli obiettivi della serie è quello di far conoscere meglio il sistema legale degli Emirati. La trovate qui.

Jinn

In arrivo nel corso del 2019 c’è la prima serie araba originale Netlifx. Girata in diverse location in Giordania, Jinn è una serie in sei puntate pensata per adolescenti che racconta la vita di un gruppo di amici… e dei loro compagni Jinn. È quindi un mix di elementi soprannaturali e drammi adolescenziali. È stata girata interamente in arabo con un cast locale. Uno degli sceneggiatori è Bassel Ghandour, che ha firmato il copione di Theeb (2014), film giordano candidato agli Oscar come Migliore Film Straniero nel 2016.

Al Haybah

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Al Haybah è il nome fittizio del paesino libanese al confine con la Siria in cui è ambientata questa serie libano-siriana prodotta in Libano. È una seria drammatica in cui si intrecciano le vicende di una famiglia di malavitosi, amori travagliati e molto altro. È andata in onda per la prima volta durante il Ramadan del 2017, riscuotendo un grande successo ma raccogliendo anche diverse critiche. Secondo diversi spettatori libanesi, il fatto che alcuni degli attori abbiano un accento tipico della zona della Beqaa (Libano nord-occidentale) e che la serie sia girata in un paese al confine con la Siria, e visto che si parla di traffici di armi e droga, connoterebbe negativamente la zona della Beqaa e in particolare la città di Baalbek, dove secondo molti in realtà sarebbe ambientata. Baalbek, oltre ad avere una zona archeologica meravigliosa (inciso: da anni sta venendo restaurata anche grazie ai fondi della Cooperazione italiana con maestranze italiane), è anche territorio di confine e sconsigliato al transito da diverse ambasciate straniere. Inoltre, altri spettatori si sono lamentati per l’eccessiva brutalità di alcune scene di violenza domestica. Se vi volete impratichire con l’arabo libanese e l’arabo siriano, questa è la serie per voi. Al netto delle critiche. Tra l’altro ci sono già online due stagioni e una terza è in lavorazione, quindi avoglia ad impratichirvi. La trovate qui.

Secret of the Nile

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È la prima seria tv egiziana ad essere mai mandata online su Netflix e, come molte altre, è andata in onda durante il Ramadan del 2016. Ispirata alla serie tv spagnola Grand Hotel, e ambientata negli anni ’50, racconta le vicende misteriose che avvengono in un – appunto – Grand Hotel di Aswan, dove da un giorno all’altro una lavoratrice dell’albergo scompare misteriosamente e il fratello di lei va alla ricerca della verità. È in arabo egiziano, per chi volesse far pratica. La trovate qui.

Fauda/Chaos

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Questa la inserisco per dovere di cronaca e perché questo post parla di serie tv dal Medio Oriente. È infatti una serie di produzione israeliana, con un cast di attori israeliani e arabo-israeliani. Si trova in italiano o in lingua originale (se la guardate in italiano, per dire, le parti in arabo sono rimaste in arabo). Racconta le vicende di un militare israeliano che va a caccia di un presunto terrorista palestinese che credeva morto. Pare sia molto avvincente, stile Homeland. E come Homeland, è stata accusata di eccessiva violenza ed esotismo. Inoltre, gli autori si sono dimenticati di far vedere, nelle varie scene girate tra Israele e la Cisgiordania, il muro di separazione, gli insediamenti israeliani illegali, etc. I palestinesi vengono raffigurati con empatia e sensibilità, ma oscillano sempre tra la vittima e il carnefice. Il punto di vista è chiaramente quello israeliano. La serie si è attirata diverse critiche, ma credo che dal punto di vista dell’intrattenimento valga la pena vederla. La trovate qui.

Corvi neri

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Corvi neri racconta le strazianti vicende delle donne sottomesse, plagiate e traumatizzate dallo Stato Islamico in Iraq e Siria. È ambientata a Raqqa, in Siria, che all’epoca era la capitale siriana dell’Isis, ma è stata girata interamente in Libano. È stata criticata per l’eccessiva brutalità e spettacolarizzazione della violenza. Nelle intenzioni dei produttori, dovrebbe avere una funzione didattica: mostrare che l’Islam è altro e combattere quindi l’estremismo religioso con un prodotto commerciale. La metto per ultima perché non mi convince né come idea, né come realizzazione. Donatella Della Ratta, ricercatrice italiana esperta di media arabi e cinematografia siriana e araba, ha scritto una critica molto convincente su al-Jazeera che vi consiglio di leggere. La serie potete trovarla qui. Tra l’altro, se invece volete leggere un libro che parla delle donne yazide schiavizzate dallo Stato Islamico, potete leggere il commovente racconto che ne ha fatto la poetessa irachena Dunya Mikhail. E lasciate stare Corvi neri.

 

 

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