Mazen Maarouf: inediti in italiano

La rivista di poesia Atelier ha da poco pubblicato alcune poesie (inedite in italiano) dello scrittore e poeta palestinese-islandese Maazen Maarouf, tradotte dall’arabo da Elena Chiti. Le ripubblico qui con il permesso di Atelier e di Elena, che ringrazio. 

افتراض مناخي
تخيلي معي
طفلا
يقف في نهايته طفل
خلفه طفل
بجانبه طفل آخر
وأمامه طفل
إلى آخره من الأطفال
تخيلي
يقفون جميعاً
ويطقطقون عظم أصابعهم الضعيفة
في وقت واحد
ألا يشبه هذا
صوت المطر؟

 

Supposizione climatica

Immagina con me
un bambino
e dopo un bambino
dietro un bambino
a fianco di un altro bambino
con davanti un bambino
fino all’ultimo bambino
immaginali
insieme
schioccare le gracili dita
contemporaneamente
non somiglia forse al suono
della pioggia che scende?

عن الموت

حين نموت
الكلمات التي لم نقلها بعد
تتحول الى فقاعات
لنفخ الجسد
وتهريبه خارج الحفرة أثناء نوم حارس المقبرة
لكن اللوح الحجري فوق جثثنا
يصطدم بنا
رافضاً ان يزيح
لذا
نستعين بحشرات لا نحبها في الغالب
دودة من هنا
وأخرى من هناك
كل حشرة تقضم كلمة من تلك الكلمات
مخلفة وراءها
لا شيء.
لا شيء سوى محّايات
تتكوم قرب بعضها البعض
لتأليف هيكل عظمي
يعود من المدرسة كل يوم
ناقصاً قطعة.

Della morte

Quando moriamo
le parole non ancora dette
si trasformano in bolle,
che gonfiano il corpo
perché fugga dal cimitero mentre il guardiano dorme.
Ma la lastra di pietra sopra i nostri cadaveri
ci urta,
non si vuole spostare.
Allora
chiediamo aiuto a insetti che di solito non amiamo
un verme di qua
uno di là
si mettono a rosicchiare ciascuno una parola
lasciando dietro
il vuoto.
Vuoto e
gomme per cancellare
che si ammucchiano una accanto all’altra
a comporre uno scheletro che torna da scuola ogni giorno
con un pezzo in meno.

 

ألوان

الفتاة
بالثوب الأبيض الذي لا يشبهها
في الغرفة البرتقالية
المطلة
على حديقة خضراء جداً..
تحتسي
قهوة سوداء.
الفتاة
التي تحب القبل الصغيرة
على خدها الأحمر..
مرة
غادرتْ دفتر الرسم.

Colori

La ragazza
con il vestito bianco che non le somiglia
nella stanza arancione
affacciata
su un giardino verdissimo
sorseggia
caffè nero.
La ragazza
che ama piccoli baci
sulle gote rosse
una volta
è uscita dall’album da disegno.


Mazen Maarouf è scrittore, poeta, giornalista e traduttore. Nato a Beirut in una famiglia di profughi palestinesi, vive ora tra Beirut e Reykjavik, dove è stato accolto nel 2011 dalla rete ICORN, International Cities of Refuge (http://www.icorn.org/writer/mazen-maarouf). Laureato in chimica all’Università Libanese di Beirut, ha lavorato come insegnante di chimica e fisica prima di dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla letteratura. Ha pubblicato tre raccolte poetiche: “Al-kāmīrā lā taltaqit al-‘asāfīr” (“I passeri non vengono in fotografia”, Al-Anwar, 2004; seconda edizione Al-Jamal, 2010), “Ka’anna huznunā khubz” (“Come se il nostro dolore fosse pane”, Al-Farabi, 2000), e “Malāk ‘alā hibl ghasīl” (“Un angelo sul filo del bucato”, Riyad al-Rayyis, 2012), tradotta in francese e islandese. Alcune delle sue poesie sono state tradotte in francese, tedesco, svedese, cinese, spagnolo, islandese, urdo, maltese, malay e inglese. La sua prima raccolta di racconti, “Nukāt li-l’musallahin” (“Battute per uomini in armi”, Riyad al-Rayyis, 2015), è stata premiata in Kuwait. Maarouf traduce in arabo la narrativa e la poesia islandese, impegnandosi per promuovere questa letteratura poco conosciuta.

Elena Chiti è dottore di ricerca in Storia culturale dell’Egitto contemporaneo e traduttrice editoriale dall’arabo e dal francese. La sua traduzione della raccolta “La guerra lavora duro“, di Dunya Mikhail, è stata segnalata al Premio di traduzione poetica Achille Marazza nel 2012. Collabora con il festival “Ritratti di Poesia” come consulente per la poesia araba. Insegna al Master di Traduzione Letteraria-Editoriale dall’Arabo di Vicenza e al Master MIM di Venezia. E’ Post-Doctoral Fellow all’Università di Oslo e Chercheuse Associée presso il LARHRA di Lione
In Atelier sono state pubblicate le traduzioni del poeta marocchino Mohammed Amraoui (qui).

5 commenti

  1. L’ha ribloggato su inni in vanie ha commentato:
    A mia volta condivido, ringraziando innanzitutto la traduttrice e, in ordine di scoperta (mia), la pagina “editoria araba” e la rivista Atelier.

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