Fatma Elboudy, veterana dell’editoria egiziana

Qualche giorno fa, nell’Emirato di Abu Dhabi, si è svolta la cerimonia di premiazione del premio Sheikh Zayed, durante la quale sono state consegnate le targhe agli scrittori e scrittrici e intellettuali vincitori, tra cui l’egiziana Fatma Elboudy, fondatrice e direttrice della casa editrice El Ain, che ha vinto nella categoria “Editoria e tecnologia”.

Fatma Elboudy al centro, durante la cerimonia di premiazione (fonte: pagina Facebook ufficiale)

Fondata nel 2000, El Ain ha cominciato a pubblicare testi scientifici per volontà della stessa Elboudy, che lavorava nel campo della ricerca biomedica, per poi espandersi anche ai romanzi, pubblicando autori già affermati e giovani voci emergenti.

Un lavoro difficile, quello di Elboudy, soprattutto all’inizio – come mi ha detto lei stessa durante una breve intervista che ho avuto con lei durante la Fiera del libro di Abu Dhabi, in corso nell’Emirato in questi giorni: «In occidente la scena editoriale è dominata da donne, soprattutto nel mondo anglofono. In Egitto è stato abbastanza complicato essere una donna forte e indipendente in questo settore. È stato difficile persino farmi ascoltare dai miei dipendenti uomini, che hanno avuto qualche problema a prendere ordini da una donna. Ma sono riuscita a superare queste difficoltà, da sola, e alle mie condizioni». La sua tenacia però l’ha premiata, dal momento che diversi libri pubblicati dalla casa editrice negli ultimi anni hanno avuto molto successo – a vedere quanti sono finiti nelle longlist e shortlist del Premio internazionale per la narrativa araba (IPAF), che viene assegnato ogni anno e svelato sempre ad Abu Dhabi, o quelli premiati allo Sheikh Zayed, o al premio letterario egiziano Sawiris: «Io non seguo i nomi importanti, ma mi interessa la qualità delle opere che pubblico. Se un libro non è buono, non lo pubblico » – sottolinea Elboudy.

Tra i titoli recenti che hanno avuto più successo in termini di vendite e risonanza, c’è il nuovo romanzo della scrittrice egiziana Miral al-Tahawy dal titolo أيام الشمس المشرقة (I giorni del sole che sorge), finito nella shortlist dell’IPAF di quest’anno, vinto dallo scrittore dell’Oman Zahran al-Qasimi.

Al-Tahawy, tornata alla scrittura dopo una pausa di dieci anni durante i quali ha lasciato l’Egitto e si è stabilita negli Stati Uniti, a Phoenix, dove lavora all’Università e insegna Letteratura araba, «ha scritto un’opera completamente diversa dai suoi due romanzi precedenti – dice con orgoglio Elboudy, rispondendo alla mia domanda su quali sia, secondo lei, un romanzo che gli editori italiani dovrebbero tradurre e pubblicare – è come se avesse cambiato pelle». Originaria dell’Egitto orientale, e proveniente da una famiglia beduina molto conservatrice, al-Tahawy ha ambientato il romanzo in una città americana fittizia situata al confine e chiamata “Sole che sorge”, al cui interno si svolge ogni tipo di traffici illegali e in cui l’autrice da voce agli oppressi e ai marginalizzati della Storia, dando loro dignità e la possibilità di raccontare le loro storie.

Oltre al romanzo di al-Tahawy, Elboudy ricorda ancheبيتنا الكبير (La nostra grande casa), della scrittrice marocchina Rabi’a Rihan, entrato nella longlist dell’IPAF di quest’anno e giunto alla seconda ristampa, e il romanzo del poeta e scrittore degli Emirati Jamal Matar ربيع الغابة (La primavera della foresta), nominato al premio Sheikh Zayed l’anno scorso.

E se qualcuno avesse dei dubbi sullo stato di salute del mercato editoriale egiziano, Elboudy dice che, in maniera alquanto sorprendente, negli ultimi anni, nonostante la crisi economica in cui versa il paese, sono nate molte nuove case editrici. Un dato che sembra trovare conferma anche nelle parole dell’amministratore delegato della casa editrice egiziana Al-masriah al-lubnaniah, Ahmed Rashed, intervenuto ieri alla Fiera durante un panel sui trend dell’editoria nel mondo arabo, secondo il quale dal 2011 ad oggi in Egitto sono aumentati i lettori e le lettrici, e quindi anche le case editrici.

Lo stand della casa editrice El Ain alla Fiera di Abu Dhabi (fonte: pagina Facebook di El Ain)

Ma non solo, molte di queste nuove case editrici hanno per direttrici e fondatrici delle donne, come ci tiene a sottolineare Elboudy che veste ormai i panni della veterana: «Negli ultimi venti anni, cioè da quando ho avviato la mia attività, sono diventata un modello da seguire per altre imprenditrici culturali e adesso ci sono molte donne che hanno aperto le loro case editrici. E sono donne di successo».

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