Torna in libreria Susan Abulhawa con “Contro un mondo senza amore”

Oggi torna in libreria l’amatissima autrice di origini palestinesi Susan Abulhawa. E lo fa con nuovo romanzo, Contro un mondo senza amore, pubblicato da Feltrinelli con la traduzione dall’inglese di Giulia Gazzelloni.

contro un mondo

E qui veniamo ad una cosa che non ho capito: la versione originale porta il titolo Against the loveless world (quant’è bello l’inglese quando è così sintetico?), e uscirà il prossimo 25 agosto 2020 negli USA per Atria books, una divisione di Simon&Shuster, e il 23 luglio per Bloomsbury nel Regno Unito. Se non sbaglio, era già successo per un’altra palestinese, Suad Amiry, che i suoi ultimi libri fossero usciti prima nell’edizione italiana per Feltrinelli rispetto a quella inglese.

copertina inglese
Copertina UK

Lo scorso ottobre, Susan aveva scritto un post su Facebook per descrivere il romanzo, che ha impiegato quasi quattro anni a scrivere:

Like my other novels, this story spans decades. It moves with the mass Palestinian exodus from Kuwait following the first Gulf War all the way through to a fictional present. The story is tethered to a stubborn destiny that seems to repeat with each new Palestinian generation, and it is anchored in the feminism of women who never put that label to their power. AGAINST THE LOVELESS WORLD is a love story. It’s about a fine dancer, who keeps a rhythm in her head even in the mute silence of a gray concrete nine square meter universe. It’s about family, friendship, power, patriarchy, invasion, war, occupation, and the primal human impulse for the dignity of freedom and home.

copertina americana
Copertina USA

Mia traduzione:

Come per gli altri miei romanzi, anche questa storia si svolge nell’arco di decenni. Comincia dall’esodo palestinese di massa dal Kuwait, in seguito alla prima Guerra del Golfo, fino ad un presente inventato. La storia è legata ad un destino testardo che sembra volersi ripetere ad ogni nuova generazione di palestinesi, ed è ancorata nel femminismo di quelle donne che non hanno mai messo un’etichetta al loro potere. Contro un mondo senza amore è una storia d’amore. Parla di una bravissima danzatrice, che continua a far battere il ritmo nella sua testa persino nel silenzio muto di un universo di 9 metri quadrati di cemento. È un romanzo sulla famiglia, l’amicizia, il potere, il patriarcato, sull’invasione, la guerra, l’occupazione e su quell’impulso umano primario per la dignità della libertà e della casa.

Il romanzo ha ricevuto recensioni entusiaste sulla stampa anglosassone:

“A thrilling, defiant novel … Reads as a riot act against oppression, misogyny, and shame” –  FATIMA BHUTTO,

“Nahr is a wonderful creation, strong-willed, passionate, unapologetic and adventurous. Her refusal to accept the subordination expected of her propels the story at a thrilling pace. Her determination to find love in a loveless world and her unquenchable spirit in adversity shines a ray of hope into some very dark places” –  MICHAEL PALIN,

“A fearless work of imagination and documentary gathering power and depth as it sweeps along” –  AHDAF SOUEIF,

“A masterpiece … Forces us to wrestle with the complexities of love, freedom, struggle, and shame in ways that both inspire and challenge our very conceptions of what it means to be human. A major literary contribution that further cements Abulhawa’s status as one of the most important writers of our generation” –  MARC LAMONT HILL,

“The writer’s pain – and the beauty of her prose – are very real” –  Daily Telegraph

Di cosa parla?

Nahr è rinchiusa nel Cubo: tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di ogni riferimento di tempo, con i suoi sistemi di alternanza luce e buio che nulla hanno a che vedere con il giorno e la notte. Vanno a trovarla dei giornalisti, ma vanno via a mani vuote, perché Nahr non condividerà la sua storia con loro. Il mondo lì fuori chiama Nahr una terrorista e una puttana; alcuni forse la chiamerebbero una rivoluzionaria o un esempio. Ma la verità è che Narh è sempre stata molte cose e ha avuto molti nomi. Era una ragazza che ha imparato, presto e dolorosamente, che quando sei un cittadino di seconda classe l’amore è un solo tipo di disperazione; ha imparato, sopra ogni cosa, a sopravvivere. Cresciuta in Kuwait, è una ragazza arrivata in Palestina con le scarpe sbagliate e che, senza andare a cercarseli, trova scopi, passione politica, amici. E trova un uomo dagli occhi scuri, Bilal, che le insegna a resistere; che prova a salvarla ma quando è già troppo tardi. Nahr si mette seduta nel Cubo e racconta la storia a Bilal. Bilal che non è lì, che forse non è più neanche vivo, ma che è la sua unica ragione per uscire fuori.

Bentornata, Susan.

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