Oggi arriva in libreria “ARABPOP. Arte e letteratura in rivolta dai paesi arabi” (Mimesis)

Oggi esce finalmente in tutte le librerie e negli ebook store ARABPOP. Arte e letteratura in rivolta dai paesi arabi (Mimesis, 18 euro), il progetto a cui ho lavorato nell’ultimo anno e mezzo. E ne sono molto felice e orgogliosa.

Prima di parlarvi di come è nato, vi racconto di cosa parla.

ARABPOP racconta le rivolte arabe dal 2010 ad oggi dal punto di vista della produzione culturale dei paesi in cui sono nate: i protagonisti delle pagine del libro sono quegli intellettuali, scrittori, poeti, registi, artisti visivi, musicisti, attori, disegnatori e street artist che hanno vissuto le rivolte, a volte sulla loro pelle, e le hanno rielaborate nelle loro opere.

Il volume è stato curato da me e Silvia Moresi e si compone di otto capitoli, ciascuno dedicato a una diversa espressione artistica e scritto da un’autrice diversa: narrativa (scritto da me), arte (Catherine Cornet), poesia (Silvia Moresi), musica (Fernanda Fischione), teatro-danza (Anna Serlenga), street art (Luce Lacquaniti), fumetto (Anna Gabai) e cinema (Olga Solombrino). Troverete i libri e le poesie delle rivoluzioni, le canzoni e gli artisti che le hanno tradotte in musica, i film che le hanno raccontate sullo schermo, i danzatori che hanno messo in scena le istanze di libertà, diritti e uguaglianza, gli artisti visivi che si sono riappropriati di codici e icone del passato reinterpretandoli in chiave contemporanea, i disegnatori e gli street artist che hanno messo su carta e sui muri i segni e i sogni di quelle rivolte. Ogni capitolo è a sé ma è collegato agli altri, in un gioco di specchi e influenze reciproche che fa capire come ogni esperienza artistica, seppur diversa e legata a un paese, sia connessa all’altra. Si parla di pop, non solo in quanto espressione dal basso, ma anche in quanto esperienza artistica che si apre al mondo e diventa prodotto di consumo alla portata di tutti, a livello locale e internazionale. Troverete anche: traduzioni inedite di poesie e canzoni, riproduzioni di opere famose, fotografie originali di murales, tavole di fumetti. Ogni dettaglio, ogni informazione, ogni artista e opera sono inquadrati nel loro contesto storico, sociale e culturale. Tutto questo e moltissimo altro ancora, si trova in ARABPOP.

 

arabpop

Le autrici del volume sono studiose, arabiste, interpreti, giornaliste, ricercatrici, docenti, traduttrici: tutte legate da un percorso di studi e professionale sul mondo arabo, tutte con un occhio particolare, curioso e attento alla produzione più contemporanea.

ARABPOP ha anche una sezione “EXTRA” a cui si può accedere con il QR Code che sta tra le prime pagine del libro: troverete contenuti inediti come, tra gli altri, molte altre immagini che completano il capitolo di Luce sulla street art o i link ai trailer dei film citati da Olga nel suo capitolo sul cinema.

L’immagine di copertina, dal titolo “Protesting Women”, è un regalo dell’artista e disegnatrice libanese Lena Merhej, ed era già apparsa sul numero 12 della rivista a fumetti libanese Samandal: sono otto donne (come le autrici di ARABPOP) che protestano. Alcune hanno il velo, altre no. Una ha un megafono. Sono donne che reclamano i loro diritti, che gridano al mondo la loro esistenza e le proprie rivendicazioni, sono arrabbiate ma anche piene di vita e per questo ci sono piaciute al punto da metterle in copertina.

Per parlarvi del perchè di questo titolo, ARABPOP, vi devo necessariamente spiegare come è nato il libro.

Un paio di anni fa, dopo che era finita la mia esperienza con Internazionale, avevo cominciato a proporre ad altre testate online i miei articoli di recensioni e approfondimenti sulla letteratura e cultura araba contemporanea. Dopo un paio di tentativi, il direttore di una delle riviste a cui tenevo di più (perché colta e ricca di contenuti originali e interessanti) mi contattò per telefono per uno scambio di vedute: gli proposi un paio di pezzi e lui si dimostrò interessato in particolare a un articolo sul pop arabo. All’epoca avevo in mente una cosa nebulosa e informe sul concetto di “pop arabo” (su cui avevo anche organizzato una piccola lezione in una scuola superiore in Veneto) che tenesse insieme la mia predilezione per la narrativa araba contemporanea (che mi aveva portato ad aprire questo blog) e quella per gruppi musicali come i Mashrou Leila e i Soap Kills o per i disegnatori come Mazen Kerbaj; ma anche, le mie frequentazioni dei paesi arabi e la partecipazione a Festival come quelli del cinema MIDDLE EAST NOW e Yalla Shebab, e la splendida kermesse londinese SHUBBAK.

Voi direte, bel minestrone, come tieni insieme tutte queste cose? Le tenevo insieme nella mia mente perché ognuno di questi fili andava a comporre un quadro più ampio: quello di una produzione culturale proveniente dalla regione araba che si apriva al mondo e veniva apprezzata in quanto arte in sé, e non (solo) come espressione del mondo arabo. La cultura era la chiave giusta per far conoscere alle persone la regione araba: libri, film e musica potevano e possono rappresentare la porta tramite cui accedere per conoscere meglio cosa succede nella famosa e tanto amata sponda sud-est del Mar Mediterraneo e non lasciarsi distorcere da interpretazioni geopolitiche o colme di pregiudizio.

Dunque, questo c’era nella mia mente quando il direttore mi disse, con un po’ di curiosità mista a ingenuità – Ah, molto interessante il pop arabo! Tempo fa avevo letto un articolo su una band iraniana gay che faceva metal, pensavi ad una cosa del genere? – Va da sé che dissi di no, che la mia idea era un’altra e cercai di spiegargliela (non ricordo se educatamente gli segnalai che l’Iran non fa parte del mondo arabo). Per motivi di tempo e lavoro non riuscii a scrivere niente per la rivista, con mio grande rammarico, ma l’idea di scrivere qualcosa sul pop arabo/cultura pop nei paesi arabi mi continuava a ronzare in testa. Se il direttore, molto colto e intelligente, di una rivista di tutto rispetto come quella non riusciva ad arrivare a capire che nei paesi arabi c’era una produzione culturale pop/popolare come da noi, e che aveva diritto di cronaca, come potevano saperlo gli altri? E con altri intendo, i non giornalisti, i non direttori di riviste culturali, le persone che non operano nel campo della cultura.

C’era evidentemente un gap da colmare: in sette anni dall’inizio delle rivolte, scoppiate sul finire del 2010, il mercato editoriale italiano era stato letteralmente invaso da romanzi e saggi sul tema delle “primavere arabe”, alcuni buoni, altri molto meno. Di buono c’era stato che la narrativa e poesia arabe avevano conosciuto un grande risalto, che erano nati blog (come il mio), festival, rassegne, articoli sul tema: ma la letteratura era solo una parte del tutto. C’erano disegnatori, musicisti, cineasti, street artist che avevano cose intelligenti e originali da dire ma che erano ancora poco noti al grande pubblico. Come farlo? L’anno prima avevo immaginato di fondare una rivista sulla cultura araba, doveva chiamarsi Miramar (qualcuno se la ricorderà), ma poi si era persa nel marasma della vita.

La rivista non era adatta, serviva uno strumento più forte, più solido, più incisivo. Cominciai a pensare che ci voleva un libro. Sul pop arabo, in italiano, con contenuti inediti e originali. Una raccolta di saggi/articoli, leggeri, snelli, scritti da esperti del settore che dessero una panoramica su quanto era stato prodotto a livello culturale negli ultimi anni sulle rivolte arabe, che quelle sì erano ben note al pubblico italiano. Un libro dal titolo accattivante, con una bella copertina, che potessero leggere tutti. Un libro che in italiano ancora non c’era, ma di cui sentivo l’esigenza, che fosse un punto da cui partire per approfondire il discorso. Una sorta di guida, una mappa tramite cui orientarsi. Un tassello da mettere nella propria geografia mentale e da poter attivare quando si parla di mondo arabo, primavere arabe, cultura araba. Un libro con un titolo come ARABPOP.

Non potevo e né volevo farlo da sola e così ne parlai con Silvia Moresi, che conoscevo da anni come studiosa e traduttrice seria e appassionata, la quale mi rispose immediatamente con grande entusiasmo. Contattai poi alcune arabiste ed esperte che conoscevo, che accolsero il progetto con uguale entusiasmo e da cui nacquero suggestioni, suggerimenti di altre collaborazioni e discussioni animate e dotte. Era l’autunno del 2018. Da allora abbiamo lavorato tutte insieme al libro, ampliando, modificando e arricchendo il progetto iniziale che è diventato quello che oggi troverete nelle migliori librerie (si dice così, no?): ARABPOP. Arte e letteratura in rivolta dai paesi arabi. Proprio come lo avevo immaginato sin dall’inizio, anzi meglio!

E ora, permettetemi un po’ di retorica.

E quindi, vorrei ringraziare Silvia perché è stata una perfetta co-curatrice, precisa, affidabile e instancabile e, soprattutto, una collega con cui mi sono sempre trovata sulla stessa linea d’onda (praticamente un miracolo). E poi, grazie a Catherine Cornet, Fernanda Fischione, Anna Gabai, Luce Lacquaniti, Anna Serlenga e Olga Solombrino per la loro competenza e passione, per lo scambio di idee e opinioni che hanno migliorato il libro, per il tempo che hanno dedicato alla scrittura dei capitoli, che sono uno più interessante dell’altro. Sì, siamo tutte donne, ma è un caso. Comunque, è una cosa che mi rende molto felice, perdonatemi!

Grazie mille agli artisti che ci hanno dato il permesso di inserire le riproduzioni delle loro opere. Grazie a Lena Merhej per l’immagine di copertina.

Grazie all’editore di Mimesis e a tutta la redazione: per aver accolto da subito il progetto e averci dato carta bianca sullo sviluppo.

I miei ringraziamenti speciali li ho inseriti nel mio capitolo, chi lo leggerà saprà a chi devo molto.

Finisco con la frase più retorica del mondo: grazie a chi già ha ordinato il libro (e a chi lo ordinerà!), spero che vi piacerà e lo troverete interessante. Adesso è ora che cammini da solo e trovi il suo spazio nel mondo (questa è una cit. presa non so da dove, ma mi frulla in testa da sempre).

Infine: vista la situazione attuale, non sarà purtroppo possibile fare le presentazioni dal vivo che tutte noi avremmo voluto. Però sono molto felice di annunciarvi la prima presentazione online, che è una sorta di premiere: sabato 30 maggio alle 18:30 in diretta Facebook dalla Libreria Griot, che è un po’ la “casa-madre” di ARABPOP. Ci saremo io e Silvia Moresi, Catherine Cornet, e Giulia Riva di Griot. Modera Chicco Elia, giornalista e con-direttore di QCodeMag. Vi aspettiamo <3

[Dal prossimo post riprendo la consueta programmazione a carattere divulgativo. Mi scuso per l’assenza, sono stati mesi difficili, pesanti e confusi, come per tutti.]


RECENSIONI E SEGNALAZIONI SULLA STAMPA

Recensione di Christian Elia su Q Code Magazine

Libri d’arte appena pubblicati. Ecco le 6 uscite da non perdere a metà maggio (Artribune)

Di libri e musica e teatro (Gli Stati Generali)

16 commenti

      • Il tuo/il vostro è un lavoro di svelamento e fioritura che merita molto. Comprerò la rivista cartacea e così potrò essere più circostanziato. Intanto la copertina mi piace così come il colore che insieme al verde sono i miei preferiti(scusami la notarelle personale). Buon prosieguo. Grazie a te. Ciao.

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