I “Corona Diaries” di Mazen Kerbaj

Il processo creativo degli artisti mi ha sempre affascinata. Come nascono le loro opere? Come riescono a disegnare o creare un’opera a partire da un’idea, una suggestione, una impressione? Come funziona quel processo trasformativo per cui una cosa immateriale diventa visibile e reale? Come ogni persona non creativa (o almeno, non come avrei voluto esserlo), queste domande naturalmente derivano da una certa invidia, o chiamiamola bonaria gelosia (anche se: ognuno di noi ha le sue qualità e non ci sono qualità superiori alle altre, siamo tutti individui diversi e per questo speciali), di cui gli artisti mi perdoneranno.

Perché questa premessa? Perché qualche giorno fa stavo leggendo il blog dell’artista libanese Mazen Kerbaj dedicato alla pandemia da COVID-19 (The Corona Diaries) e Mazen, che ha un flusso creativo praticamente inesauribile, è stato così generoso con chi lo legge che ha scritto un post dove descrive in parte come funziona quel flusso, o almeno come riesce a incanalarlo. E così ci fa scoprire i taccuini su cui annota sia le immagini, sia le idee che gli vengono in mente, sia un po’ di quelle emozioni che rendono possibile la trasformazione dell’idea in opera creativa. Ho trovato poi tanto più interessante questo post perché ci fa vedere il dietro le quinte del processo creativo di un artista estremamente prolifico (disegnatore, autore di animazioni, autore di graphic novel, musicista, blogger) per cui la pandemia ha rappresentato una sfida, e tutt’ora continua a esserlo, a un anno di distanza.

I am talking about all this today because this particular notebook contains a lot of insights on my state of mind during the spring 2020 lockdown and the summer that followed, and I would like to share them as is. I usually don’t do that, especially that many of these notes are very personal and may sound childish or pretentious. Normally I either transform them into drawings or leave them buried in their respective notebooks, but for once I feel they are quite relevant and show better than anything else what I was thinking and why I was less and less interested in transforming them in possible drawings. Going through them again now, I can see how much I was lost back then (and probably still am) without being able to face this feeling. Making as if everything is OK has always been my way of dealing with things; I know this is not the best solution, but I probably like this romantic idea of keeping everything inside to get it out later, on the paper, in the music or in any other form.

[Trad. mia: “Stavo pensando a tutto questo oggi perché quel particolare taccuino contiene un sacco di idee su come mi sentivo durante il lockdown della primavera 2020 e nell’estate successiva e vorrei condividerlo così com’è. Di solito non lo faccio, soprattutto perché molti di quegli appunti sono molto personali e potrebbero sembrare infantili o pretenziosi. Di norma li trasformo in disegni o li lascio sepolti nei loro rispettivi quaderni, ma per una volta ho pensato che potessero essere pertinenti e potessero mostrare meglio di qualsiasi cosa quello a cui stavo pensando e perché fossi sempre meno interessato nel trasformarli in futuri disegni. Nel rivederli oggi, riesco a capire quanto mi sentissi perso (e probabilmente lo sono ancora) e quanto non riuscissi ad affrontare quello che stavo provando. Far finta come se tutto andasse bene è sempre stato il mio modo di affrontare le cose; mi rendo conto che questa non è la soluzione migliore, ma probabilmente mi piace quest’idea romantica di tenermi tutto dentro per poi lasciarlo uscire dopo, sulla carta, in musica o in qualsiasi altra forma”].

da: Mazen Kerbaj, Corona To Go (Corona’s Birthday part III)


In copertina: opera di Mazen Kerbaj.

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