Assassinato l’editore e attivista libanese Loqman Slim

Ieri mattina, 4 febbraio, è stato ritrovato morto l’intellettuale, editore e attivista libanese Loqman Slim, che risultava scomparso dalla notte precedente. Il suo corpo è stato rinvenuto nella sua auto, nel distretto di Zahrani, nel sud del Libano. È stato ucciso a colpi di pistola. Slim aveva 58 anni, era originario della periferia sud di Beirut ed era un noto oppositore di Hezbollah.

Come ha scritto Lorenzo Trombetta su AnsaMED:

“Slim, originario di una famiglia sciita di spicco della periferia sud di Beirut, negli ultimi decenni diventata la roccaforte degli Hezbollah filo-iraniani, si opponeva apertamente col suo lavoro, le sue pubblicazioni e i suoi interventi pubblici al principio del confessionalismo politico, all’identitarismo e all’egemonia culturale e politica di Hezbollah. Difensore invece dei principi di cittadinanza, di pari opportunità, di uguaglianza dei cittadini al di là delle loro appartenenze confessionali, Slim era da anni una figura di riferimento per l’attivismo civile in Libano e in Medio Oriente. Aveva fondato una casa editrice e, nei primi anni 2000, aveva dato vita con la moglie tedesca Monika Borgman all’organizzazione Umam (Nazioni) per la conservazione della memoria collettiva scritta e orale libanese”.

Negli anni ’90 aveva fondato la casa editrice Dar al Jadid insieme a sua sorella Rasha al-Amir, dove venivano pubblicati testi di letteratura araba e la letteratura internazionale in traduzione araba.

Sua sorella, in un primissimo commento pubblicato su An-Nahar ha detto che la morte del fratello è “una perdita per tutto il Libano e questo omicidio è un atto vile che manda al mondo un messaggio sbagliato, ovvero che in Libano uccidiamo chi non la pensa come noi”.

Proprio ieri è uscita per La Nave di Teseo la traduzione italiana del romanzo di Rasha al-Amir dal titolo Il giorno del giudizio (trad. dall’arabo di Arianna Tondi), la storia di un imam progressista e illuminato, grande conoscitore delle scienze religiose, dell’arabo classico e amante della poesia di al-Mutanabbi, che viene minacciato di morte da alcuni integralisti.

La forza di questo romanzo sta non solo nella storia ma anche nella lingua in cui è stato scritto, come racconta la traduttrice nell’introduzione all’edizione italiana, di cui Linkiesta ha pubblicato un estratto:

“Rasha al-Amir sceglie con grande accuratezza il lessico del suo romanzo, facendo leva sulla magia che la parola, detta o scritta, suscita sull’utente arabo. L’autrice sfrutta la grande ricchezza e plasticità dell’arabo classico anche a livello morfologico e sin­tattico, e talvolta non esita a proporre delle soluzioni innovative allontanandosi dal canone. La sensazione che si ha leggendo il romanzo in arabo è quella di una lingua sospesa, fuori dal tem­po, sensazione confermata dall’assenza di qualsiasi riferimento spaziale e temporale nel romanzo”.

La Nave di Teseo ha diffuso un comunicato di cordoglio per la morte di Loqman Slim:

“Io personalmente e tutta La nave di Teseo siamo vicini a Rasha al-Amir per la perdita del fratello, Lokman Slim, editore, intellettuale, attivista libanese” dice Elisabetta Sgarbi, editrice del libro.
“Nel suo raffinato e colto romanzo, che proprio in questi giorni è uscito con il titolo Il giorno del giudizio presso La Tartaruga, Rasha aveva raccontato come la poesia e l’amore potessero essere considerati un importante antidoto contro la violenza e contro ogni forma di fanatismo. Parole che oggi dovrebbero far riflettere sul tragico destino di uno straordinario e bellissimo paese come il Libano” sottolinea Nuccio Ordine, filosofo e docente universitario di letteratura italiana il cui libro L’utilità dell’inutile è stato pubblicato in arabo da Rasha al-Amir.

Sempre ieri, 4 febbraio, ricorrevano esattamente sei mesi dalla terribile esplosione al porto di Beirut, che ancora non ha colpevoli. Gli amici e i cari di Loqman Slim temono che anche del suo omicidio non verrà mai fatta giustizia.

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