Stella Gaitano, autrice araba del Sud Sudan

Stella Gaitano è un’autrice del Sud Sudan che scrive in arabo, il cui primo romanzo verrà tradotto in inglese (trad. di Sawad Hussain, Dedalus, giugno 2021) e uscirà sul mercato anglofono nella prossima primavera. È la prima volta che un autore sudsudanese viene tradotto in inglese e visto che il mercato editoriale nostrano spesso segue quello inglese, mi sembra un buon momento per presentarvi questa autrice.

Nata a Khartoum nel 1979 da una famiglia originaria di Torit, nel sud del Sudan, scappata negli anni ’60 nella capitale a causa dei conflitti in corso durante la prima guerra civile sudanese, Stella Gaitano cresce nel quartiere povero di El-Haj Youssef, la terza di sette figli. Cresce ascoltando le storie della nonna materna e si forma leggendo i lavori di Tayeb Salih, Gabriel Garcia Marquez e Isabel Allende. Mentre studia Farmacia all’università, si unisce a un circolo di intellettuali e scrittori. Un giorno, in soli 30 minuti, finisce il suo primo racconto dal titolo Un lago grande come una papaya, con cui nel 2003 vince un premio letterario: è la storia di una ragazza e di sua nonna nel Sudan meridionale che sono rimaste sole dopo la morte della madre della ragazza durante il parto, l’omicidio del padre e del nonno, quest’ultimo giustiziato dalle autorità coloniali inglesi.

Nel 2012, dopo l’indipendenza del Sud Sudan dal Sudan, l’autrice perde la cittadinanza ed è costretta a lasciare Khartoum per Juba, la capitale del nuovo stato dove ancora vive, mentre il marito e i figli – di nazionalità sudanese – sono rimasti a Khartoum.  

The Souls of Eddo/ أرواح  إدَّو, il suo primo romanzo, arriva dopo la pubblicazione di alcune raccolte di racconti brevi in cui si fa portavoce delle difficoltà dei sudsudanesi, delle loro speranze infrante, delle frustrazioni, delle guerre e conflitti di cui sono stati vittime anche dopo la nascita del nuovo stato in cui avevano riposto molte speranze. Dal dicembre 2013 il Sud Sudan è invece tornato in guerra, questa volta con se stesso, e solo di recente la situazione sembra essere migliorata. Ma ci sono voluti sei anni di guerra brutale, scontri armati, attacchi contro obiettivi umanitari, corruzione documentata e quasi mezzo milione di morti.

Gaitano scrive in arabo classico, arabo sudsudanese e arabo di Juba (un pidgin) e usa le tre varianti di questa lingua nei suoi lavori, a differenza di altri scrittori sudsudanesi che scrivono in inglese, lingua ufficiale del Sud Sudan, e considerano l’arabo come la lingua del “colonizzatore”.

“La lingua per me è l’anima del testo, ha detto al New York Times. “Amo l’arabo e adoro usarlo quando scrivo”.

أرواح  إدَّو quest’anno ha anche vinto il premio PEN translates che copre il 75% dei costi di traduzione: è un romanzo storico che ha per protagonista una famiglia i cui membri sopravvivono ai vari colpi di stato degli anni ’70 e ’80 in quello che oggi è il Sud Sudan.

Ma Gaitano non si dimentica ovviamente dei sudanesi che nel 2019 hanno rovesciato il trentennale regime del presidente Omar al-Bashir dopo mesi di pacifiche proteste, a più riprese brutalizzate dalle forze di sicurezza finchè i militari e i gruppi di opposizione civile non sono riusciti a trovare un accordo per formare un governo di transizione a gestione congiunta.

Nel 2019 il MoMA di New York le ha commissionato la scrittura di un testo che si ispirasse ai taccuini dal carcere dell’artista sudanese Ibrahim El-Salahi, imprigionato nel 1975 con l’accusa falsa di aver partecipato a un golpe. Nei sei mesi che passò in carcere, El-Salahi compose un “piccolo ma potente album” in cui disegna, scrive poesie e appunti che gli servono per non dimenticare: “Non solo per me, ma per chiunque sia innocente e sia stato incarcerato con false accuse. Per ricordare che cosa può accadere”. Gaitano sceglie di dedicare il suo racconto alle rivolte del 2018-19 e “all’eroico popolo sudanese”, الشعب السوداني البطل.

Marcia L. Qualey ha scritto diversi articoli su Stella Gaitano sul suo Arablit, per chi volesse saperne di più.

Antonella Napoli ne ha scritto su Focus on Africa.

Per le scrittrici sudanesi, potete leggere qui, invece.

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