Elena Ferrante tradotta in arabo è un’ottima notizia per la cultura

Questo pezzo l’ho scritto per Internazionale e parla della traduzione in arabo della famosa tetralogia dell’Amica geniale di Elena Ferrante (edizioni e/o).

“Il 31 dicembre del 1958 Lila ebbe il suo primo episodio di smarginatura. Il termine non è mio, lo ha sempre utilizzato lei forzando il significato comune della parola. Diceva che in quelle occasioni si dissolvevano all’improvviso i margini delle persone e delle cose”. 

È così che Elena Ferrante introduce il concetto di smarginatura ai lettori della tetralogia dell’Amica geniale: è il capodanno del 1958 a Napoli e gli amici e le famiglie di Lila ed Elena, le due protagoniste, si sono radunati sul terrazzo a lanciare fuochi di artificio. Gli amici intrecciano con gli abitanti del palazzo davanti una battaglia all’ultimo sangue, che accende gli animi e li trasforma in combattenti astiosi e violenti. Guardando suo fratello Rino mischiarsi alla lotta, Lila sperimenta la smarginatura: i margini del Rino che conosceva prima si dissolvono con violenza e dalla spaccatura delle ossa, del corpo e della faccia del fratello emerge una seconda natura, più violenta, più crudele, plasticamente ripugnante agli occhi di Lila. Le smarginature per Lila coincidono sempre con dei violenti momenti di passaggio nella sua vita: quando le avverte, il suo mondo precostituito va in pezzi e la sintesi tra l’esterno e l’interno delle cose si rompe, liquefacendosi. Da quella poltiglia di cose e forme, Lila vede emergere la vera natura delle persone, spaventosa e perturbante.

Questo termine, smarginatura, mi ha sempre affascinata. Il suo campo semantico originale è quello della tipografia, ma nel particolarissimo lessico di Ferrante assume tutto un altro significato. Mentre seguivo con orgoglio e interesse il successo internazionale dell’Amica geniale, mi sono chiesta come i traduttori lo avessero reso nelle altre lingue. Ann Goldstein, la traduttrice che ha curato la versione in inglese, così ha risposto alla domanda in un’intervista pubblicata sul Corriere canadese:

‘Smarginatura’ è una parola della tipografia che significa ‘togliere le marginature alle forme stampate’ o ‘tagliare i margini delle pagine’. Non è una parola comune, neanche in italiano. Ho cominciato con una traduzione letterale, ‘trimming the edges’, quindi ‘losing the edges’. Ho provato con ‘dissolving the margins’ o ‘dissolving the boundaries’ e alla fine ho deciso che ‘dissolving margins’ esprimeva sia il contenuto emotivo sia il senso originario della parola.

Quando ho saputo che la tetralogia era in corso di traduzione anche in arabo, non ho potuto fare a meno di porre la stessa domanda al suo traduttore, Muauia Abdelmagid, siriano di Damasco, laureato in lingua e cultura italiana all’università per stranieri di Siena, un master in culture letterarie europee a Bologna e già traduttore in arabo – tra gli altri – di Erri de Luca, Niccolò Ammaniti e Italo Svevo. Muauia mi ha dato più o meno la stessa risposta:

“Si sa che questo termine viene spesso usato per indicare la consumazione dei margini dei libri. Quindi in arabo viene più o meno descritto come ‘disfacimento dei margini’ (inhilal al hawamish). Questo termine arabo mi sembrava perfetto, perché da un lato rispecchia il modo con cui le cose si dissolvono, e dall’altro allude metaforicamente a una dissoluzione morale. Una scelta difficile, ma responsabile direi, e – alla Eco – ‘sembra dire quasi la stessa cosa’”.

“Smarginatura” non è stato l’unico termine di Ferrante che ha messo a dura prova la bravura della traduzione di Muauia: i nomi di luoghi sconosciuti al lettore arabofono, i vari Rino, Gino, Nino, difficili da ricordare per un orecchio non abituato a memorizzare e a distinguere questi suoni (e d’altronde, non è mica facile neanche per noi mandare a mente i nomi propri arabi della letteratura araba o quelli russi della letteratura russa).

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In copertina: Rana Idriss con l’edizione in arabo del primo volume dell’Amica geniale (e/o – Dar al-Adab), foto di Giacomo Longhi, Beirut


La settimana prossima pubblico l’intervista integrale con il traduttore Muauia Abdelmagid, stay tuned.

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