Il “Muslim ban” colpisce anche il mondo della cultura

Questo articolo è uscito su Internazionale prima che il giudice federale di Seattle emettesse la sentenza che ha bloccato l’applicazione dell’ordine esecutivo del presidente statunitense Donald Trump, che ha decretato il divieto d’ingresso per tre mesi ai cittadini di Siria, Iraq, Iran, Yemen, Somalia, Sudan e Libia.

Nel Lower west side di Manhattan c’è un fazzoletto di terra che un secolo fa era noto come “Little Syria”. Tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del novecento quest’angolo di New York divenne casa e rifugio per la comunità di immigrati arabi, provenienti per la maggior parte dalla regione sirolibanese. In fuga dalla repressione degli ottomani e dalla carestia che aveva colpito i futuri stati di Siria e Libano provocando il crollo dell’industria del baco da seta, uomini, donne e intere famiglie si misero in viaggio per l’America. Non tutti rimasero in Nordamerica: molti si spinsero più a sud per lavorare nei campi di cotone dell’America Latina. Le loro storie sono state raccontate in modo sublime nel romanzo Come fili di seta dello scrittore libanese Rabee Jaber.

Little Syria era abitata da siriani, libanesi, giordani e palestinesi, che riempirono le strade di negozi, caffè e ristoranti con la doppia insegna in inglese e in arabo, dando vita a una comunità che oggi, secondo i dati dell’Arab american institute, conta più di 3,5 milioni di persone. Tra loro, all’inizio del novecento, spiccavano due letterati di prim’ordine: il poeta Ameen Rihani, autore nel 1911 del primo romanzo araboamericano (Il libro di Khalid, pubblicato in Italia da Mesogea) e il suo ben più noto amico e collega Khalil Gibran, autore del bestseller Il profeta, pubblicato in inglese a New York nel 1923. Intorno a loro si creò un cenacolo di artisti e letterati che fondarono riviste, scrissero libri e diedero vita al movimento della “letteratura della migrazione”, che ha svolto un ruolo fondamentale nella storia della letteratura araba moderna.little-syria

Se il Muslim ban di Donald Trump fosse entrato in vigore ai tempi di Rihani e di Gibran, il gruppo di letterati della migrazione non sarebbe esistito. Così come non sarebbe stato scritto Il profeta, ancora oggi uno dei testi più letti, amati e tradotti di tutto il mondo. Il Muslim ban, così volutamente discriminatorio, colpisce duramente il mondo della cultura araba, già pesantemente danneggiato dai numerosi casi di visti negati a scrittori, artisti, musicisti e disegnatori arabi o mediorientali invitati a festival ed eventi culturali negli Stati Uniti.

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