“Houria” e “Alam”, il cinema arabo alla Festa del Cinema di Roma

Si è da poco conclusa la Festa del Cinema di Roma e sono contenta di essere riuscita a vedere gli unici due film arabi che erano in concorso. Sto parlando di Houria, diretto dalla regista Mounia Meddour, e di Alam, diretto dal regista Firas Khoury: di entrambi i film – due lungometraggi – ho scritto poche righe di recensione sul mio profilo Instagram. Le ripropongo qui per chi non mi segue sui social e ripropongo anche una breve riflessione a proposito dell’accessibilità del cinema arabo, che avevo fatto sulle storie di Instagram. Io sono fortunata perché vivendo a Roma ho decisamente molte occasioni di poter vedere film che provengono dalla regione SWANA, ma in realtà ci sono vari modi per poter accedere a questi film: ad esempio, da poco si è concluso il Middle East NOW festival, i cui film erano disponibili sulla piattaforma a pagamento MyMovies che vi invito ad andare a vedere perché contiene sempre film di altri festival italiani che proiettano film internazionali. Si tratta di una novità introdotta dalla pandemia da COVID-19 che è fortunatamente rimasta. Tra qualche giorno – occhei, sempre a Roma ma Roma val sempre un viaggetto no? – si inaugura il MedFilm festival, che celebra il cinema dal Mediterraneo e che a questa edizione promette un programma molto articolato e interessante. A Milano c’è invece il FESCAAL, festival del cinema di Africa, Asia e America Latina. E poi ci sono le due piattaforma di cinema dalla regione SWANA che si chiamano Shasha Movies e Aflamuna (attenzione però, non tutti i film sono disponibili in Italia). E infine, durante l’anno associazioni e festival italiani includono sempre film arabi o organizzano rassegne di cinema arabo. Per tutto il resto, c’è il prossimo numero di Arabpop che esce a breve!

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In concorso alla Festa del Cinema di Roma è stato proiettato in anteprima nazionale il 15 ottobre Houria, nuovo film della regista algerina Mounia Meddour.

Houria è il nome della protagonista, una giovane ballerina di talento che dopo essere stata vittima di un tentativo di rapina andato a male, a causa del trauma smette di ballare e di parlare. Sarà la danza a riportarla alla vita, grazie a un gruppo di ballerine affette da disabilità tutte diverse, sullo sfondo di un’Algeria violenta, patriarcale e che ancora non ha fatto i conti con il terrorismo del decennio nero, un paese da cui i giovani più promettenti scappano, spesso trovando la morte nel Mediterraneo. Meddour dirige un cast di attrici davvero di talento per una storia tutta al femminile, ma nel tentativo di raccontare il dramma dell’Algeria contemporanea calca troppo la mano sul lato tragico delle vicende, eccedendo forse un po’ troppo nel sentimentalismo. Menzione speciale per la bellissima colonna sonora che accompagna tutte le scene di danza, ma per me Houria è molto lontano dalla freschezza del precedente Non conosci Papicha.

Alam (علم)/Bandiera è invece il primo lungometraggio del regista palestinese Firas Khoury. Ambientato in Israele, ma girato in Tunisia per ovvi motivi, Alam segue le vicende di un gruppo di liceali palestinesi che vivono in Israele e sono alle prese con i primi amori, tentativi di rendersi indipendenti dalla famiglia, e brutti voti a scuola.

Un frame del film: a sinistra, Tamer impersonato da Mahmoud Bakri; a destra, Maysaa’, interpretata da Sereen Khaas

Tamer, il protagonista (un giovanissimo e bravissimo Mahmoud Bakri, della omonima famiglia che potremmo definire una vera e propria dinastia cinematografica palestinese), vive da solo nella casa del nonno, dal sapore vintage e decadente, vuole finire la scuola senza prendere altre ammonizioni e far colpo sulla bella Maysaa’. Se non fosse che Maysaa’ è un’attivista per i diritti dei palestinesi, e insieme al compagno di classe Fawzat, i cui nonni vennero cacciati da Deir Yassin in quello che è stato uno degli episodi più tragici della Nakba, decidono di sostituire la bandiera israeliana che svetta sulla scuola con quella palestinese, coinvolgendo Tamer e i suoi amici. Sullo sfondo ci sono le celebrazioni per il giorno della Nakba, che in Israele coincidono con quelle per la nascita dello stato ebraico. E c’è Tamer, la cui indolenza adolescenziale sarà messa a dura prova dalla tragicità degli eventi dell’attualità palestinese. Tenerissimo e delicato, con una colonna sonora che accompagna sempre i momenti salienti del film senza mai prevaricare la recitazione, e una fotografia nitidissima, Amal è un film sull’adolescenza in un contesto dove essere adolescenti è un affare davvero molto complicato.

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