Lo scrittore siriano, noto in Italia per il suo romanzo Elogio dell’odio, ha oggi vinto il premio letterario annuale che porta il nome del grande scrittore egiziano, Premio Nobel nel 1988.
Khaled Khalifa, che non ha potuto essere presente oggi alla cerimonia di premiazione (* perchè non ha ottenuto il visto!), ha vinto il premio per il suo ultimo romanzo Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città, pubblicato quest’anno dalla casa editrice egiziana Dar al-Ain.
Il romanzo racconta del prezzo pagato dai siriani sotto il regime del partito baathista: è “un’indagine approfondita nei meccanismi della paura e della disintegrazione, la cui trama si svolge nell’arco di circa 50 anni. È un romanzo su una società che ha vissuto tra la violenza e la repressione dei propri desideri […], sulle difficoltà della vita e sul suo significato più profondo in cui l’autore scrive di tutto ciò che del mondo arabo, e della Siria, era stato taciuto” (dalla casa editrice).
A ritirare il premio in sua vece è stato il giornalista e scrittore Sayed Mahmoud che ha letto il discorso scritto dal vincitore, in cui Khalifa ha voluto parlare della scrittura tra le atrocità e la morte nella sua Siria.
Siria, che, lo ricordo, Khalifa non ha mai lasciato, neanche dopo essere stato vittima di una brutale aggressione.
Il premio, la cui cerimonia di assegnazione si tiene ogni anno l’11 dicembre, giorno in cui è nato Nagib Mahfouz, è stato assegnato da un panel di giudici. A decidere che Khalifa quest’anno vincesse il premio sono stati: Tahia Abdel Nasser, docente presso l’AUC nonché nipote del Presidente Gamal Abdel Nasser; Shereen Abouelnaga, docente di inglese alla Cairo University; Mona Tolba, docente di letteratura araba alla Ain Shams University; Hussein Hammouda, professore associato alla AUC; e Abdo Wazen, poeta libanese nonché redattore per la sezione letteratura presso il quotidiano libanese Al-Hayat.
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