Articolo apparso in inglese il 25 aprile sullo Show Daily della Fiera del Libro di Abu Dhabi 2013
“Le cose sono cambiate nel mondo arabo per quanto riguarda l’editoria ed è tempo che ce ne rendiamo conto” – mi ha detto Bassem Chebaro, proprietario della rinomata casa editrice libanese Arab Scientific Publishers che ha pubblicato Il gambo di bambù, vincitore del premio per la narrativa araba di quest’anno.
Scritto dal 31enne autore kuwaitiano Saoud Al Sanousi, il libro affronta il tema delle dure condizioni di vita dei lavoratori filippini nei paesi arabi, una questione che diventa sempre più importante anno dopo anno.
Per Chebaro il modo in cui si promuovono i libri è cambiato: “Oggi se vogliamo diffondere un libro, abbiamo bisogno di entrare nel circuito di Twitter e degli altri social network affinchè i lettori ne parlino. I lettori stessi hanno sviluppato un nuovo gusto letterario: oggi vogliono leggere romanzi che parlano di relazioni amorose e problemi attuali”.
Chebaro è molto orgoglioso della vittoria del suo Al Sanousi e ha detto che sapeva che il libro avrebbe vinto “perchè va al cuore di quella che è una questione reale e molto diffusa” sia in Libano che nei paesi del Golfo, dal momento che “molte persone nei paesi arabi si fanno aiutare da governanti filippine nelle proprie case”.
Per l’editore il libro aveva “qualcosa di speciale” che lo ha convinto a pubblicarlo: una sensazione, un “odore” particolare che l’editore libanese cerca sempre quando deve pubblicare nuovi libri durante l’anno. “È molto difficile scegliere tra i circa 300 titoli che ci arrivano ogni anno. E gli scrittori fanno la loro parte facendoci molta pressione per vedere pubblicati i propri libri. Di solito leggiamo le prima 30-40 pagine di ogni libro che riceviamo e scegliamo solo quelli da cui riceviamo dei feedback particolari. Quando sentiamo che il libro ci trasmette quella sensazione particolare, sappiamo che ha la forza per essere pubblicato e che avrà successo. E Il gambo di bambù aveva quell’odore”.
Chebaro ha pubblicato anche il libro della 27enne Jana El Hassan dal titolo Io, lei e le altre, tra i 6 finalisti di quest’anno. “Quando lavori con libri scritti da giovani, vincere diventa molto più piacevole”, ha detto con orgoglio Chebaro.
L’editore ha anche detto che nei prossimi giorni verranno pubblicate nuove copie del libro, che ha già ricevuto nuovi ordini. La copertina riporterà la fascetta con scritto “vincitore dell’IPAF”.
Dopo la vittoria del suo autore Chebaro è stato avvicinato da un gruppo di editori stranieri che volevano informazioni sui diritti per la traduzione ma, almeno fino a mercoledì sera, sfortunatamente ancora nessun editore inglese gli si è presentato, nonostante il libro sia uno di quei libri che un editore inglese farebbe bene a pubblicare.
ciao, un commento a caldo.
E’ un bel po’ che non riesco più a seguire il blog perché ho poco tempo “libero”, ma sto archiviando i vari post che leggerò con calma… Vorrei solo sottolineare due frasi dell’editore che mi lasciano perplessa:
“oggi i lettori vogliono leggere romanzi che parlano di relazioni amorose e problemi attuali” e “Quando lavori con libri scritti da giovani, vincere diventa molto più piacevole”
mmmmm
Alla prima frase commento : Una casa editrice non dovrebbe correre dietro alle mode, ma avere un proprio programma editoriale che orienta i lettori non che li asseconda (vedi pubblicità). Alla seconda: Perché è più piacevole vincere con i giovani??? Camilleri quanti anni aveva quando ha pubblicato il primo libro???
Che c’entra cos vogliono i lettori o l’età dell’autore? La scrittura è anzitutto saper narrare una storia ma nemmeno quello basta, ci vuole stile.
Un altro romanzo sullo stesso argomento esisteva già: al-Balda al-Ukhra di Ibrahim ‘Abdul Magid (1991), anche se qui si trattava di lavoratori libanesi, pakistani e coreani in Arabia Saudita…
Tutto il mondo è paese, ne deduco. E gli editori arabi (ovviamente non tutti) cavalcano l’onda dell’instant book o del libro comodo, che sanno avrà successo, anche se poi quell’autore non scriverà più nulla o non sarà in grado di farlo.
Nessuno (o pochi) “coltiva” più gli autori, li fa crescere e crede in quello che fa, anche se le vendite lo smentiscono. Credo che questo sarebbe il vero compito di un editore.
Altrimenti a che servono oggi gli editori? Un autore può farsi propaganda da sé (con twitter, fb, blog ecc) e poi si autopubblica o fa un ebook (che gli costa ancora meno), non ha bisogno dell’editore.
Premetto che non ho letto questo libro e che magari è un capolavoro, anzi lo spero. La mia è solo una considerazione su come va l’editoria.
E mi chiedo, perché non vedo il nome di Hoda Barakat nella rosa dei candidati finalisti? è ormai troppo vecchia o non ha abbastanza seguito? o è scomoda per quello e per come scrive? ma si sa, come vanno i premi, e Allah ne sa di più.
Brava la blogger che fa un lavoro egregio, non mi stancherò mai di ripeterlo.
Stefania