
Il panorama editoriale arabo è cambiato negli ultimi decenni e molto sta cambiando proprio ultimamente.
Dalla fine degli anni ’80, l’importanza dei mercati di Iraq, Sudan, Libia e Algeria (gli Stati più popolosi del mondo arabo) è lentamente venuta meno per le note problematiche di politica interna di questi Paesi, allo stesso tempo è aumentata la dipendenza delle storiche regioni “regine” del panorama editoriale della regione, Beirut e Il Cairo, dai mercati della penisola arabica, Arabia Saudita ed Emirati in testa.
E tra gli Emirati spiccano senza ombra di dubbio Sharjah e Abu Dhabi, micro-Stati ma con possibilità di ingenti capitali da investire, la cui potenza si esercita non solo attraverso il potere economico e finanziario, ma anche tramite quello culturale. Fiere internazionali del libro, nuove tecnologie, digital content, società della conoscenza e finanziamenti ad istituzioni culturali sono solo alcune delle direttive verso cui gli EAU si stanno muovendo in questi anni. Dappertutto nel mondo.
In questi giorni, infatti, gli organizzatori della Fiera Internazionale del libro di Sharjah* e della Fiera Internazionale del Libro di Abu Dhabi sono presenti con le loro delegazioni – in bella vista grazie a dei magnifici stand – alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte, la più grande, prestigiosa e animata fiera libraria del mondo.
In occasione della Buchmesse, il nuovissimo Sharjah Research Centre ha presentato due saggi, sull’editoria e sulle abitudini di lettura negli Emirati, entrambi finanziati dalla Fiera del Libro di Sharjah e dall’associazione degli editori degli Emirati. I due rapporti testimoniamo senza dubbio la vocazione locale dell’emirato che intende affermarsi nel mercato editoriale regionale.
Book publishing in the UAE, è un’ analisi della neonata industria dell’editoria degli EAU, molto presumibilmente preparata allo scopo di presentare al meglio i numeri e le statistiche dell’editoria per i palati degli investitori stranieri, anglofoni in testa.
Il secondo saggio, Reading Habits in the UAE , è invece un rapporto stilato sulla base di 500 interviste condotte durante la scorsa fiera di Sharjah, e ha l’obiettivo di individuare i profili dei lettori dal punto di vista della loro istruzione, delle prospettive di carriera e della dimestichezza con le nuove tecnologie.
Il report viene messo a confronto con un analogo saggio, pubblicato nel 2007, dal titolo What Arab reads che analizzava le abitudini di letture degli abitanti di 9 paesi: Egitto, Libano, Tunisia, Marocco, Arabia Saudita, Algeria, Giordania, Palestina e Siria.
Abu Dhabi invece, forte di una tensione culturale maggiormente orientata all’estero e all’internazionalizzazione, si presenta alla fiera tedesca con una ricca serie di eventi dedicati all’editoria online, digital content, applicazioni e ultime tecnologie. Al riguardo basta citare che la Mujamma al-thaqafi di AD ha “realizzato un grande progetto di editoria elettronica”, mettendo online moltissime opere dal patrimonio arabo-islamico.
I numerosi panel e seminari mirano proprio a far conoscere le illimitate opportunità di fare rete e fare “business” che il governo di Abu Dhabi e la fiera vogliono offrire al panorama editoriale internazionale, nonché le opportunità editoriali presenti nel Golfo e nel Medio Oriente.
L’attenzione per i dettagli d’altronde si può vedere anche dal modo con cui le due istituzioni fieristiche si mettono in contatto con il proprio pubblico: siti bilingue dalla grafica moderna e accattivante, account Facebook, Twitter, Google+, Youtube (!), sempre attivi, aggiornati e creativi.
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E questo è il mercato, bellezza! Anche se si tratta di industria culturale, forse la più delicata di tutte. Perchè non coinvolge solo capitali, mercati, investimenti, ma l’anima e il cuore dei suoi investitori più importanti: i lettori.
*La prossima Fiera di Sharjah, fiore all’occhiello del dipartimento della Cultura (la più antica istituzione culturale ufficiale degli Emirati, fondata nel…1981!) si terrà dal 7 al 17 novembre.
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Bibliografia: Il libro e la città. Beirut e l’editoria araba, di Franck Mermier, Mesogea, 2012 (di prossima mia recensione, inshallah)
Io che sono nato dall’altra sponda del Mediterraneo, ricordo la libreria piena di mio padre di riviste e collane che già all’inizio degli anni 80 erano diffuse presso la classe intellettuale araba. Queste riviste arrivavano maggiormente dai paesi del Golfo, soprattutto dal Kuwait. Il Kuwait negli anni settanta aveva dato asilo a molti intellettuali, scrittori e giornalisti arabi soprattutto palestinesi (Naji Al Ali e Rassan Kanafani ad esempio) perciò “il prodotto” che ne veniva fuori era di alta qualità, pregno di contenuti interessantissimi dal punto di vista letterario, politico, sociale e via scorrendo.
Ora bisogna vedere quali sono gli ideali che muovono questi nuovi ingressi nel mercato dell’editoria araba. Non so, ma se deve essere una cosa stile “Al jazeera” (con tutte le differenze del caso) a me non piace.
Ottimo articolo.
Grazie :-)
[…] articolo è apparso originariamente sul blog editoriaraba) (function() { var s=document.createElement('script');s.type='text/javascript';s.async = […]
[…] Con il passare degli anni le cose sono lentamente cambiate: negli anni Sessanta si diceva: L’Egitto scrive, il Libano stampa e l’Iraq legge. Oggi forse dovremmo aggiungere: il Golfo investe, vista la rilevanza che stanno assumendo sempre più le fiere del libro e le inizia… […]