Post leggermente Off Topic, ma visto che è sabato posso permettermelo. L’occasione di scriverlo me l’ha data questo articolo, che consiglio a tutti di leggere: How “To Algeria, with Love” became “La repubblica di Wally”. E c’entra un pochino l’Algeria, quindi proprio OT non sono…!
Chi ama tradurre mi capirà: tradurre da una lingua straniera nella propria è un compito sì arduo, ma molto gratificante. E appassionante. Per quanto sia una responsabilità non da poco tradurre le parole ed i pensieri di un’altra persona nella propria lingua, quando alla fine si riesce a comporre il puzzle, dopo innumerevoli cesellature e limature, ci si alza sfiniti dall’impresa, ma felici e desiderosi di far leggere agli altri il proprio lavoro.
Per come l’ho vissuta io, l’arte della traduzione va assaporata in solitudine: gli unici rumori ammessi nelle vicinanze sono le parole che pronuncio a bassa voce, per verificare fludità e scorrevolezza del testo in italiano.
Chissà invece cosa deve aver pensato l’italiana Lucia Olivieri, traduttrice del romanzo di Suzanne Ruta “La repubblica di Wally“, appena uscito per Einaudi, che l’estate scorsa si è cimentata con la traduzione del suddetto romanzo. Insieme alla sua autrice che in quel periodo era in vacanza in Italia.
Il romanzo, il cui titolo originario è “To Algeria, with Love” (Virago Books, 2011; edizione USA, 2012), è il racconto dell’educazione sentimentale di una giovane americana, Louise, che nella Francia del 1961, si innamora dell’algerino Wally in fuga dalla guerra d’Algeria. Diversi in tutto ma con qualcosa di speciale in comune: “La sola patria che condividevano era la stanza in cui si chiudevano a fare l’amore. Era la loro Repubblica: la Repubblica di Wally”. Per l’appunto.
In questo articolo, pubblicato su WORDS Without BORDERS il 18 giugno, l’autrice del romanzo racconta la sua fatica nel lavorare insieme a Lucia Olivieri alla versione italiana del romanzo. Un viaggio inter-linguistico tra l’inglese e l’italiano, lingua che la scrittrice conosce appena, a volte difficile e a volte illuminante, che Ruta racconta senza peli sulla lingua. Dall’inter-scambio con la sua traduttrice, la Ruta impara, scopre, viene affascinata dall’italiano e il viaggio la porta addirittura a modificare parti del romanzo che erano intraducibili nella nostra lingua.
By then I had concluded that cross-cultural translation is a hopeless undertaking. I find that discovery reassuring. The human mind is stubborn and idiosyncratic, resisting the attempts, visible at every turn, to flatten and homogenize.
A Ruta era piaciuta la schiettezza della sua traduttrice ed è così che, vi piaccia o meno, “To Algeria, with Love“, è diventato “La repubblica di Wally“.
Potenza della traduzione.
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Per chi volesse saperne di più sul libro e sulla sua autrice, può leggere questa intervista realizzata per Babelmed lo scorso anno, in occasione della pubblicazione del libro in Inghilterra: http://www.babelmed.net/Countries/Mediterranean/to_algeria.php?c=6441&m=9&l=en
I wrote the novel in question. The title I wanted from the outset was The Republic of Wally
because I was describing the dreams of an Algerian, Ahmed Ouali, who longed to live in a decent country with a little freedom and equality. The Brit publisher wanted something sexier. To Algeria, with Love was an imperfect compromise. Maybe the book matters more than its title but the translator is in no way to blame for any of this. I have only
praise for her patience and tact. Thanks SR